Raccontare una storia significa stare nel tempo: abitarlo, lavorarlo, trasformarlo. Perché ogni storia raccontata è sì una peculiare articolazione di cose che succedono – e teniamo conto del fatto che la prima cosa che succede in un testo è il linguaggio – ma è anche l’occasione di agire sul tempo, sulla sua esperienza, sul modo in cui lo intendiamo e lo misuriamo. Una frase dopo l’altra, una storia riconosce che il tempo è una materia plastica e mutevole: condensa un secolo in un istante così come dilata un istante in millenni; una minuscola azione quotidiana può durare cento pagine e il succedersi delle epoche può coagularsi in dieci righe. Perché il tempo – come ci chiarisce la fisica, ma questa intuizione vale anche e soprattutto in letteratura – non esiste. O meglio: è di volta in volta una decisione. Ancora più precisamente: un’invenzione. Ogni scrittore, al cospetto della sua pagina, decide e inventa il tempo della storia che sta raccontando.
Inventare il tempo è un itinerario in quattro tappe attraverso narrazioni – soprattutto provenienti dalla letteratura ma anche, tanto, dal cinema, dal teatro, dalla pittura, dalla fotografia, dalla musica; un itinerario che ha per obiettivo rendere percepibile quella sostanza delle storie che è il tempo: come si manifesta nel linguaggio, come passa, come giace. Partendo dalla constatazione che solo negli orologi il tempo è una cosa che fa tic tac; nei romanzi, nei racconti, nei film, il tempo è una cosa che parla – e a volte sorge, a volte ricorda, dimentica, tace.
Questo corso, acquistabile anche singolarmente, fa parte del percorso Scrivere tutto l’anno.
Quindi, per riepilogare:
Cosa: | Inventare il tempo |
Quando: | 8-15-22-29 giugno 2023 il giovedì, ore 18-21 |
Dove: | online |
Quanto: | 300 euro |
Con chi: | Giorgio Vasta |