Cerca

Essere Sonia

sonia bergamasco

Intervista a Sonia Bergamasco di Giuditta Vasile

Se dovessi descrivere Sonia Bergamasco, attrice, regista, scrittrice, musicista, con una sola parola, direi Essenziale. Il suo sguardo vivace, fanciullesco, il suo essere minuta e gigante, i suoi occhi cerulei e la sua pelle chiara, mi riportano a dei tempi lontani, al tutto che sa di mito.

L’ho incontrata tre anni fa dopo lo spettacolo “Chi ha paura di Virginia Woolf” di Antonio Latella e la sua voce corroborante, dolce e magnetica, ha creato in me, oltre alle lacrime inaspettate, il bisogno di abbracciarla. E così è stato. E poi il nascere di un’amicizia, il custodire parole, il suo primo film. Un sentirsi più volte inadeguata davanti alla sua figura e scoprire che dell’arte non bisogna aver timore, basta affidarsi.

 Partirei dal tuo libro di poesie “Il quaderno” (La nave di Teseo, 2022). Un testo frastagliato di lunghe e brevi frasi; una pagina con un solo punto interrogativo. Da dove nasce l’asciuttezza e l’immediatezza della tua parola? Che cosa volevi trasmettere attraverso le tue poesie?

“Il quaderno” l’ho vissuto come una sequenza, un ordine di viaggio, uno spartito musicale con parti più estese, respiri, pause e poi nuovamente delle riprese. La composizione di una riga o due compongono un respiro diverso e il tutto si armonizza con il tessuto generale della scrittura. Volevo raccontare un affacciarsi sull’infanzia come un’origine di tutte le magie e di tutti i guai. Un andare sempre a ripescare per ritrovare memorie, sogni, visioni, ossessioni.

Avevi già pensato a questo tipo di armonia?

“Il quaderno” è il prodotto di un autosaccheggio di scritture più antiche che insieme alle nuove si sono unite in un unico percorso. Una sorta di racconto, di narrazione, un vero lavoro di montaggio. Nella costruzione di questa storia sono andata dritta per la mia strada ed è stato necessario ascoltare la mia voce.

Com’è nata invece l’avventura del tuo secondo libro, “Un corpo per tutti” (Einaudi, 2023)? Un testo che narra di te, della tua storia, del tuo mestiere, del tuo essere attrice, di un corpo che appartiene a tutti noi. La tua scrittura in questo caso è indirizzata verso la prosa. La tua voce a cosa appartiene, alla poesia o alla prosa?

“Un corpo per tutti”nasce da una commissione e il mio desiderio di scrivere, anche se in prosa stavolta, è sempre stato al primo posto. Come lettrice sono partita, non so se razionalmente, dalla poesia; quella lingua che si avvicina di più a quel lessico musicale che mi appartiene e poi dalla lettura di Rilke sono discesa o risalita alla prosa. Il suo libro “I quaderni di Malte Laurids Brigge” è un prodigioso racconto in prosa, ma è la prosa di un poeta. Come Ingeborg Bachman. Come Maria Grazia Calandrone. Nello scrivere, che sia prosa o poesia, provo una gioia assoluta. Appena le parole cominciano a saltarellare è una gioia assoluta.

E tu? Che strada volevi percorrere con “Un corpo per tutti”?

Stavo lavorando al film documentario su Eleonora Duse (Duse-The Greatest, 2024) e la scrittura di questo libro sarebbe potuta essere un’occasione per mettere insieme il tanto lavoro su cui stavo già lavorando e vedere come in uno specchio a che punto ero come artista. Lo stile anche qui è sostanza e io cerco la sostanza, una scrittura forte. La Duse è stata la mia compagna, il volerla scoprire ha accompagnato totalmente la scrittura di questo libro.

Il tuo stile è quindi la sostanza?

Ma io non sono una scrittrice… ho scritto un libro, una sorta di saggio e poi un libro di poesie.

Dalle tue parole, dai tuoi scritti, emerge spesso una forte riflessione sul senso del silenzio. Cosa puoi dirmi su questo?

Sono stata nel tempo una bambina o molto silenziosa o molto eccessiva, mi parlavo dentro. Il silenzio è la spiaggia che porta alla musica; è ascolto, è denso, è importante.

Le tue parole rimandano alla fragilità, a un sentimento di fine.

La morte è sempre presente, è qualcosa di evidente. Una delle prime poesie de “Il quaderno” è su mio padre, di una me diciottenne che guarda il suo corpo non più in vita. Questo episodio è stato un cortocircuito assoluto, una scarica elettrica che mi ha costretto a reagire in maniera vitale.

Nella tua scrittura, ti ho immaginata come una bambina immersa in un pozzo a raccogliere parole. Tu come ti immagini?

È molto difficile staccarmi da quello che scrivo. Il momento della scrittura è un periodo esteso, un batticuore, una concentrazione massima. La vita con una febbre; una febbre allegra mentre scrivo.

Come ti accorgi che quello che scrivi inizia “a girare”?

Ogni scarrafone è bell’a mamma soja. Quello che per me è bello, per qualcun altro non lo è. Me ne accorgo facendolo. La prosa è un viaggio che ti porta a una consapevolezza ulteriore, devi stare sempre sul filo.

Ti capita di prendere appunti, un quaderno su cui scrivere le tue parole?

Quando ero ragazza sempre, segnavo qualsiasi cosa. Ora molto meno. È da tanto che non scrivo ma ho il desiderio di riprendere. C’è stata la scrittura del film che non slego da questo modo di creare.

Da dove nasce il coraggio di mostrarsi attraverso le parole?

Nella scrittura propongo una frontalità, il mio corpo è nella scrittura; il corpo dell’attore invece si fa scrivere e ho dovuto imparare a mostrarmi. Nell’azione drammatica il testo è scritto da altri ed è essenziale il rapporto e lo sguardo sincronico con il pubblico perché l’attore non è mai solo e vive nel respiro comune. Nella scrittura invece c’è una solitudine essenziale, mi mostro nuda ma nel compiere questo gesto sono da sola.

Mi sono aperta molto di più nella scrittura che agli inizi del mio lavoro attoriale. Nel farmi vedere come attrice ho fatto molta più fatica anche se c’era il desiderio e la necessità di farlo, ma non trovavo il modo e non riuscivo ad accordarlo con il mio istinto di protezione e segretezza.

C’è qualcuno con cui ti confronti mentre scrivi?

In primis con la mia voce: leggo sempre ad alta voce. E poi mi confronto sempre con Maria Grazia Calandrone, la mia prima lettrice, sempre molto decisa e attenta che mi indirizza dandomi completa fiducia. Io ho bisogno di fiducia.

In che cosa vorresti cimentarti adesso?

Vorrei cercare una forma ibrida, non sperimentale in cui la poesia si scioglie nella narrazione in prosa. Una scrittura semplice e fruibile. Forse vorrei scrivere di Nicola (il cane di Sonia) e raccontare attraverso il suo punto di vita.

In “Un corpo per tutti” accenni al desiderio di aprire una libreria. È stata un’idea passeggera o qualcosa che hai considerato seriamente?

Sarebbe bellissimo aprire una libreria! Un luogo in cui si vive, come la Shakespeare and Company di Parigi. È un mestiere duro, coinvolgente e assolutizzante quello del librario e per ora non è il momento.

Hai dato voce alle parole della scrittrice Annie Ernaux (L’orma editore) attraverso la lettura dei suoi audiolibri (Emons edizioni). Com’è stato interpretare la sua voce?

“Il posto” è per me il libro più potente della sua letteratura. La sua scrittura è ispirante, genera desiderio di scrittura, indica una strada, non c’è una virgola che non sia necessaria; Annie è una fonte d’ispirazione, la sua composizione è evidente, è asciutta, è nuda. Il suo è una grande insegnamento. 

“allaccio il mio braccio alla vita

come un esile ramo di spine”

Il quaderno (La nave di Teseo, 2022)

Altri articoli

Facebook

[feed_them_social cpt_id=14776]

twitter

[feed_them_social cpt_id=14756]

Il nostro instagram

[feed_them_social cpt_id=14058]