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I sogni si spiegano da soli. Immaginazione, utopia e femminismo

di Fiorelena Chiarello, allieva del master “Il lavoro editoriale” 2025

Edita da Sur, a cura di Veronica Raimo nel 2018 e riproposta a marzo 2025 in una nuova edizione arricchita da due saggi inediti, questa raccolta di scritti non-fiction ci restituisce la voce inconfondibile di una delle scrittrici più radicali e visionarie della letteratura contemporanea, nota per la sua capacità di combinare elementi di fantascienza e fantasy con riflessioni sociali e politiche.
I sogni si spiegano da soli è una costellazione di saggi, discorsi, riflessioni, narrazioni che spaziano tra autobiografia, critica letteraria e spiritualità. In questo mosaico eterogeneo, Ursula K. Le Guin costruisce una vera e propria mappa del pensiero, della sensibilità e dell’etica che hanno alimentato tutta la sua produzione.

Si tratta di un’ampia prospettiva sull’universo interiore dell’autrice che, in queste pagine, stimola a seguire riflessioni intime e intuizioni politiche, alternando lo sguardo personale a quello teorico, senza mai rinunciare alla sua cifra ironica e visionaria. Il femminismo, il colonialismo, il patriarcato – temi che attraversano la sua narrativa – trovano qui una declinazione diretta, pensata, spesso polemica, sempre lucidissima. Al tempo stesso, Ursula affronta le difficoltà della scrittura, il dialogo con i propri personaggi e le tensioni tra immaginazione e disciplina creativa.

Una poetica dell’intuizione

I sogni si spiegano da soli non propone chiavi interpretative razionali, bensì invita il lettore ad abbandonare la pretesa del controllo intellettuale per affidarsi a un sapere intuitivo e simbolico, e diventare «realisti di una realtà più grande». Le Guin non cerca di spiegare il mistero, ma lo abita, lo rispetta, ed esorta chi legge a fare lo stesso. In un’epoca dominata dalla logica dell’efficienza e della semplificazione, questa è una posizione senz’altro controcorrente.

La saga di Terramare – celebre serie di romanzi fantasy dell’autrice –, ad esempio, nasce dal suo subconscio. Ursula si definisce esploratrice dei mondi che scrive, di cui percepisce i personaggi a fondo, li “trova”, così come “sente” i suoi nomi fantastici, attraverso cui giunge a conoscere le cose.

Lo stile è essenziale e mai spoglio: ogni parola è scelta con la precisione di una poetessa e la cura di una filosofa. I venti testi di cui si compone l’opera, scritti tra il 1972 e il 2014, oscillano tra momenti di profonda delicatezza e riflessioni affilate sul linguaggio, sul potere, sul femminile, sulla vecchiaia, sull’utopia come non luogo, sull’ecologia e sulla narrazione stessa. Alcuni brani evocano la leggerezza di sogni annotati, altri hanno la forza di manifesti etici, altri ancora hanno il sapore del ricordo. La scrittrice utilizza questi saggi per interrogarsi sulla società contemporanea, sfidando le convenzioni e proponendo alternative attraverso la finzione.

Narrazione, potere e genere: decostruire per immaginare

Uno dei saggi più emblematici della raccolta, Il genere è necessario?, riflette sulla questione del genere nella letteratura e nella società, mostrando la capacità di Ursula Le Guin di mettersi moralmente in discussione. La sua ironia tagliente si accompagna a un rigore intellettuale che non fa sconti, nemmeno a sé stessa. Con riferimenti a Virginia Woolf e alla sua stessa produzione, decostruisce l’identità di genere come costruzione sociale e narrativa, anticipando temi al centro dell’attuale dibattito culturale.

In altri testi – come La teoria letteraria del sacchetto della spesa – ribalta la concezione patriarcale della narrazione: contro l’epica eroica, lineare, maschile, propone una “borsa delle storie” femminile, accogliente, ciclica, in modo da veicolare idee e modelli di comportamento diversi e inclusivi. La narrativa diventa così uno strumento per custodire la complessità del reale, non per dominarlo. Come la contrapposizione che si trova nel Discorso per la consegna dei diplomi al Bryn Mawr tra lingua madre – primitiva, inferiore, casalinga, volgare, colloquiale – e lingua padre – unilaterale, autoritaria, alta, vera, potente.

Spiritualità laica ed ecologia profonda

La sacralità del vivere quotidiano è reverenza per la natura e per l’esistenza in tutte le sue forme, che salda il proprio pensiero con quello ecologico e una visione non antropocentrica del mondo. In tal senso, si precorrono alcune delle questioni più urgenti del nostro presente, dalla crisi climatica alla decostruzione dei modelli di sviluppo occidentali.

L’autrice contesta con decisione il mito del progresso tecnico come unica via possibile, valorizzando forme di sapere legate all’esperienza, alla comunità e all’armonia con l’ambiente. Non a caso, le sue riflessioni rintracciano frequenti riferimenti ai nativi americani, al loro legame intimo con la terra e ai loro modelli sociali alternativi.

Una lettura che trasforma

Fra le pieghe de I sogni si spiegano da soli si svela l’anima della scrittrice stessa con la propria capacità di vedere, di ascoltare, di pensare in modo alternativo. È una lettura che potrebbe disorientare chi non fosse disposto a rallentare, ad accogliere la complessità, a mettersi in dubbio, non vedendo queste pagine come una guida intrigante.

Questa è forse la lezione più importante di Le Guin: l’immaginazione come strumento di resistenza e trasformazione: in un’epoca in cui il futuro sembra spesso distopico, la sua voce mormora che un altro mondo è possibile e che si può iniziare a costruirlo attraverso le storie che si raccontano.

Conclusione

Leggere I sogni si spiegano da soli è come entrare in uno spazio senza pareti: non ci sono confini netti, ma perimetri che si aprono e si sovrappongono fra luci e ombre. È un libro che non si esaurisce in una sola lettura, ma continua a vivere, a sedimentarsi, a porre domande a chi legge, regalando il lusso dell’interrogazione.

Un testo imprescindibile per chi crede nella letteratura come forma di conoscenza, e per chi ha il coraggio di sognare fuori dai confini della logica: «Abbiamo bisogno di scrittori e scrittrici in grado di ricordare la libertà. Poeti, visionarie, realisti di una realtà più grande […] che sappiano la differenza tra la produzione di una merce e la pratica dell’arte» (Discorso di accettazione per il National Book Award alla carriera, 2014).

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