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Lucy, nascita di una rivista culturale

In dialogo con Giorgio Gianotto, direttore generale, e Irene Graziosi, redazione

di Letizia Marotta, allieva del master “Il lavoro editoriale” 2025


«Se una persona ha una serie di interessi di stampo culturale, in questo momento dove cerca le informazioni?»

Inizia così la storia di Lucy, con una domanda che si sono posti da lettori Nicola Lagioia (direttore editoriale) e Giorgio Gianotto (direttore generale). Avendo intravisto un varco tra le varie proposte culturali, hanno deciso di inserirsi e creare qualcosa di unico. L’idea è stata quella di esplorare linguaggi diversi e individuare una fonte primaria da consultare e a cui accedere su base quotidiana. I due hanno poi incontrato Paolo Benini (presidente) che ha fornito una prospettiva di sostenibilità al progetto e vi partecipa attivamente.

Dopo un anno di confronto, di cose immaginate, di desideri e voglia di fare, la costruzione delle fondamenta era terminata, e dopo ulteriori sei mesi il sito è stato aperto: nasce Lucy, una rivista multimediale basata sul digitale in tutti i suoi canali, dove la pagina web rappresenta l’entità forte, il cuore in cui i diversi format e contenuti si compenetrano e si spandono in una ragnatela di impulsi.

La parola d’ordine è fare le cose bene, porre «attenzione a un’educazione e alla valorizzazione del termine tutti», considerando il lettore come qualcuno a cui si rivolge un messaggio culturale, e avendo dunque consapevolezza del proprio ruolo nel mondo della comunicazione dei saperi. Lucy, racconta Irene Graziosi, vuole essere «il posto in cui si possano trovare cose interessanti, sfidanti, provocatorie per i propri pregiudizi e preconcetti», un luogo in cui si affermano punti di vista diversi, anche imperfetti e non condivisibili da tutti. Per questo motivo i temi affrontati sono ampi, per permettere libere associazioni e non risultare costrittivi. La scelta di quali argomenti trattare arriva da ispirazioni interne o esterne, magari dalla proposta di un autore o un’autrice, da temi di attualità di cui si sente l’esigenza di parlare; il mondo e le persone sono lo spunto per approfondimenti e riflessioni sia all’interno della redazione, sia all’esterno tra i lettori e nelle piazze. Altro posto questo dove Lucy vuole essere presente, creare incontro, condivisione, e lo fa tramite il festival MULTI, a Roma, nato in collaborazione con Slow Food per unire culture e cucine diverse.

Data la volontà di arrivare a tutti, fin dall’inizio c’era anche l’idea di creare un prodotto stampato, che non sarebbe stato una versione fisica della rivista online, ma avrebbe «portato su carta lo spirito digitale di Lucy», e la casa editrice Add è poi stata la scelta naturale per la sua realizzazione, sia per la visione della casa editrice, sia per la vicinanza a essa di Paolo Benini (editore di Add) e di Giorgio Gianotto (direttore editoriale di Add). Individuiamo qui il punto di contatto tra le due entità, che sussistono in autonomia e perseguono la propria direzione, ma collaborano quando si esce dal digitale per andare nel cartaceo. «Le progettualità hanno trovato un momento d’incontro e hanno realizzato un oggetto frutto dell’inventiva di Lucy e di una capacità editoriale di Add», e si sono così venuti a costruire dei percorsi che si toccano dove le due realtà possono per ognuna partecipare positivamente.

Gli strumenti teorici della carta sono pochi e dunque la sfida di Add era quella di riuscire a catturare e imprimere nell’oggetto lo spirito digitale, cercando di riportare sulla pagina le infinite modalità di approccio, utilizzo e comprensione proprie dello schermo. Il risultato è la riproduzione su carta di gesti che eseguiamo con lo smartphone, partendo da «idee che memano più che mimano» le nostre azioni quotidiane. L’utilizzo di colori forti, la possibilità di leggere alcuni articoli in verticale e altri in orizzontale ruotando la pagina, l’inserimento di sticker adesivi, di meme, la presenza di longform alternati a intermezzi rapidi e mobili, il tutto coerente con un unico tema che dà il titolo al prodotto finito: Legami, molteplice e interpretabile da svariati punti di vista.

L’identità grafica è stata curata da undesign. (agenzia creativa di Torino), con un lavoro estetico notevole, che appare esplosivo e ammaliante, per allinearsi a un concetto di fruibilità dell’oggetto più lenta, che si può maneggiare a più riprese nel tempo, da leggere o guardare o anche solo sfogliare, pensando ai ritmi di vita delle persone. Questa cura della forma ha permesso inoltre di valorizzare e dare dignità ai contenuti, ponendo l’attenzione in ugual modo sull’elemento scritto e su quello visivo, per un’esperienza completa e immersiva.

La rivista è stata ben accolta dal pubblico, sia dai librai sia dai lettori, e questo si può considerare, dice Giorgio Gianotto, un punto di partenza, «un buon dato per l’ambiente culturale generale» perché è un esempio del fatto che «forse l’editoria deve cambiare davvero; questa collaborazione tra mondo digitale e format diversi è interessante», una porta aperta sulle «posture editoriali del futuro». Forse è questo il fulcro della risposta positiva al progetto: la capacità di connettere i mondi e modi di fruizione esistenti oggi, quindi continuare a tracciare la strada, cercando di «ancorare a un’esperienza digitale un dato tangibile, riconoscibile, fisico, usuale».

Secondo Goffredo Fofi le riviste consentono il ricambio generazionale, permettendo ai nuovi autori di essere allo stesso livello dei precedenti. Sono un momento d’incontro e dialogo, rappresentano un passaggio di testimone e un gesto di accettazione verso le innovazioni. Lucy digitale ha cercato di fare questo e Lucy cartacea ha ripreso la stessa intenzione: l’insiemistica è la chiave, porre insieme diversi elementi – linguaggio, autori, voci – è il modo corretto per far muovere il sapere.

L’ultima domanda rivolta a Giorgio Gianotto è stata: Se dovessi descrivere il rapporto tra Lucy e Add con una parola o una metafora, quale sarebbe?

La sua risposta conclude perfettamente questo dialogo: «Un legame in cui ci siamo piacevolmente persi, perdersi è il primo momento per ritrovarsi».

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