Cerca

Tradurre è un’arte Nobel

Intervista a Lorenzo Flabbi, editore e traduttore di Annie Ernaux

di Giulia Ros (allieva del master “Il lavoro editoriale” 2025)

Alla domanda su quale sia stato, tra i 12 testi tradotti finora di Annie Ernaux, quello che più l’ha entusiasmato e quello, viceversa, con il quale si è più arrovellato per approdare a una buona traduzione, la risposta è coincidente: Memorie di ragazza e L’evento. La replica, per quanto possa apparire inconciliabile, non stupisce se a pronunciarla è Lorenzo Flabbi, critico letterario, cofondatore, insieme a Marco Federici Solari, della casa editrice L’orma e traduttore, tra gli altri, della scrittrice francese Premio Nobel per la Letteratura 2022 Annie Ernaux.

Si tratta, in entrambi i casi, di opere motivanti che hanno sfidato il traduttore in quella danza dolce e amara che è la resa perfetta di un passaggio ostico, solcato da una prosa densa e affinata in cui la lingua e lo stile di Ernaux raggiungono impareggiabili livelli di acutezza ed eleganza. In un’intervista allo stesso tempo formativa e trascinante, arricchita di aneddoti professionali, con una tonalità talmente cordiale che disorienta, Lorenzo Flabbi lascia trasparire l’attaccamento viscerale con cui affonda mani, testa e cuore nelle pieghe di ogni “sua” opera. Sì, perché il traduttore è anche scrittore, o meglio – come lo definisce Gina Maneri, traduttrice letteraria, in un panel sulla traduzione al Book Pride di Milano 2025 – «è uno scrittore senza il blocco della pagina bianca». Ma facciamo un passo indietro. Infatti, se oggi possiamo addentrarci nella spiazzante quanto lucida delineazione della concretezza umana di Ernaux, lo dobbiamo all’intuito di un lungimirante e ottimista Lorenzo Flabbi, che per le strade di Parigi fu catturato da una suggestiva copertina di Magazine Littéraire che recitava «Michel Tournier e Annie Ernaux: gli ultimi due classici della letteratura francese?». Così, quando nel 2012 dal sodalizio tra un francesista e un germanista nascerà L’orma, la letteratura di Ernaux, che in Francia si era già conquistata un posto nel novero dei classici contemporanei al punto da figurare tra i temi della maturità, balenò naturalmente nella testa di Flabbi. E il termine balenare è una scelta voluta. Al momento di tracciare i due assi cartesiani su cui erigere la casa editrice, i fondatori hanno individuato due campioni, uno francese e uno tedesco, il più possibile rappresentativi della sfera letteraria di provenienza: due “balenottere”, appunto, che uscissero «dalle maglie di quella rete di pesca a strascico che è il mercato editoriale». Quando, controllando su Amazon, i futuri editori scoprono che la voce “Ernaux” non produce nessun risultato di pubblicazione, fatta eccezione per qualche vecchia edizione di Rizzoli, realizzano di averla trovata subito, quella balenottera.

Ma come presentarla al pubblico di lettori italiano? Con Il posto prima e Gli anni poi, la nascente casa editrice si aggiudica non solo i diritti e il contratto di pubblicazione dei suoi primi due libri, ma suggella un rapporto di esclusiva e reciproca ammirazione tra l’autore e il suo traduttore. Infatti, se solitamente quello tra traduttore e scrittore è un «matrimonio combinato dall’editore» (Ilide Carmignani), in questo caso traduttore e editore coincidono, con tutti gli oneri e gli onori che ne derivano. Succede, per esempio, che il traduttore, che è anche l’editore, si senta responsabilizzato in ogni scelta traduttiva e che non approdi a un bozzetto abbastanza soddisfacente da giustificare la pubblicazione del libro, o che da quel libro non voglia staccarsi. È questo il caso emblematico di Il posto, che Flabbi,a pochi mesi dalla pubblicazione, si vede a rileggere e a non ritrovarci nessuno di quei costrutti tersi e piatti come la lama di un coltello che delineano la scrittura di Ernaux. In quel momento realizzerà che la lingua della sua prima versione di traduzione era troppo “bella”, arricchita di sinuosità che elevano e rendono «fastidiosamente libresco» il testo di arrivo, creando una distanza con il lettore. Perciò, per non falsificare l’intenzione dell’autrice, il traduttore si fa fabbro della sua opera e ne “martella” le espressioni troppo ricercate e affini a quello «scrupolo della bellezza» che non rientra nell’orizzonte letterario dell’autrice. Succede anche, al contrario, che il traduttore scorga degli errori o ripetizioni nel testo, perché lo legge con una distanza e a una velocità innaturali, come un quadro che, se guardato da vicino, si mostra in ogni singola pennellata, ma di cui si rischia di perdere l’immagine d’insieme. È in questo senso che il traduttore è investito della missione giocolieristica di sciogliere le pieghe dell’opera senza tradirne l’assetto globale: è probabile che la prima traduzione sia brutta, la seconda brutta e fedele, la terza bella e infedele, che alla quarta ci si aggiunga una nota del traduttore (a cui, peraltro, Flabbi è intimamente contrario, e che ritiene una «abdicazione all’idea della traduzione ambiziosa e stilistica»), ma che alla settima versione si possa intravedere un assortimento di traduzioni interessanti.

Dopo aver sviscerato le ideologie e i processi sottesi alla traduzione, le evoluzioni stilistiche di Ernaux e la sua canonizzazione come autrice classica che ha cambiato il paradigma dell’autobiografia in auto-socio-biografia, arriviamo a toccare il rapporto personale che lega Flabbi alla controparte francese. A quasi tre anni dall’assegnazione del Nobel, che Flabbi ricorda come una gioia infinita e insperata dopo la disillusione dell’anno precedente, e con una pausa di circa un anno da un tour mondiale che ha condotto Ernaux in Italia quattro volte in dodici mesi, rivela che si incontreranno per un pranzo a casa di lei. Si aggiorneranno sulle rispettive attività, ripercorreranno le soluzioni traduttive di libri già pubblicati, ma quel che è certo è che non discuteranno i testi in opera, perché Flabbi, fautore dello strutturalismo, non ricorre mai all’aiuto dell’autore per interpretare un’opera auto-consistente.

Altri articoli

Facebook

[feed_them_social cpt_id=14776]

twitter

[feed_them_social cpt_id=14756]

Il nostro instagram

[feed_them_social cpt_id=14058]