Dire New Yorker non significa soltanto pensare a John Cheever, Raymond Carver, Richard Yates, John Updike e a tanti altri maestri della short story che sulle pagine di quella prestigiosa rivista hanno pubblicato (e in molti casi esordito).
Significa anche e soprattutto intendere uno stile compositivo ben preciso che si può riassumere nella massima: “In un racconto breve togliere è meglio che aggiungere”. Ma che cos’è davvero un racconto? E quali evoluzioni ha subito nel corso dei secoli? E che differenze ci sono tra racconto e romanzo? Con l’aiuto delle pagine dei maestri, un percorso all’interno di una modalità che resta una delle misure classiche della letteratura.
- Non avrai altra struttura fuori di me (morfologia del racconto breve)
- Non nominare elementi extradiegetici invano (importanza della connotazione)
- Ricordati di santificare il Personaggio (differenza tra attante e personaggio)
- Onora il climax e l’anticlimax (come si costruisce e decostruisce la tensione narrativa)
- Non uccidere l’ambiguità (reticenza e finale aperto)
Lettura della short story Neve Fresca di Tobias Wolff
- Non commettere dialoghi impuri (allusività e concisione)
- Non rubare la tematica (case & famiglie: temi cari al minimalismo)
- Non dire frasi perentorie, o massime, o verità (narratori a prova di bomba: prima persona oggettiva o terza persona soggettiva)
- Non desiderare parole superflue (la modalità realistica, l’utilizzo di un linguaggio semplice ed essenziale)
- Non desiderare lo stile d’altri (il rischio del manierismo)
Lettura della short story Intimità di Richard Ford.
Materiale didattico: fotocopie del racconto “Fantasma, quaderno” contenuto nel libro L’amore e altre forme d’odio (Einaudi 2006); fotocopie dei racconti di Wolff e Ford.
Quindi, per riepilogare:
Cosa: | Scrivere un racconto che piacerebbe al New Yorker |
Quando: | Sabato 30 novembre e domenica 1 dicembre 2019 sabato h 15-19 / domenica h 10-14 |
Dove: | via della Polveriera, 14 – Roma |
Quanto: | 190 euro |
Con chi: | Luca Ricci |