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Intervista a Elena Stancanelli

Elena Stancanelli

«Le vite degli altri. Gli scrittori e la biografia»: questo il titolo del tuo corso di scrittura, in programma qui alla Scuola del libro il fine settimana del 3 e 4 marzo. Ci racconti come ti è venuta l’idea di questo corso?

Quella che chiamiamo impropriamente auto-fiction, a me sembra soprattutto una letteratura “esperienziale”. Siamo finiti in un tempo nel quale tutto è revocabile e revocato con un tasto, e la maggior parte degli avvenimenti, anche quelli apparentemente meno contestabili, sono soggetti al regime del dubbio. La letteratura ha due strade: la finzione massima, e quindi i generi, o l’esperienza. Fidati: questa cosa è successa me e quindi è successa davvero. Come si possono raccontare le altre vite, se le uniche vicende incontestabili sono quelle vissute in prima persona? Su questo tema hanno lavorato molti scrittori e scrittrici che amo, ed è di questo che volevo parlare.

Pensi che si possa insegnare a scrivere? Da docente, cosa ti piacerebbe lasciare in dote alla tua classe?

Certo che si può insegnare a scrivere, così come si può insegnare a recitare, danzare, cantare (non dimenticare che io vengo da una scuola di teatro). Ma non si può insegnare a essere scrittori, ballerini, attori, cantanti. Si insegnano le tecniche, ma saper scrivere non fa di te uno scrittore. Vorrei che la gente se ne andasse dal mio corso pensando a quanti meravigliosi libri deve ancora leggere.

Il tuo ultimo romanzo è La femmina nuda (La nave di Teseo, 2016), candidato al Premio Strega e vincitore del Premio Vittoriano Esposito. Al momento stai scrivendo (o pensando di scrivere) un altro libro? 

Si, sto scrivendo un libro nuovo e, indovina: è una biografia!

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