Per la serie #CorsistiAnonimi si raccontano: Viola Marino, ex allieva del master Il Lavoro Editoriale ed ora ufficio stampa alla casa editrice Voland, ci racconta la sua esperienza.
Immagino che non freghi a nessuno della prima volta che sono entrata alla Scuola del libro, be’ mettiamoci tutti l’anima in pace perché è proprio di quella volta lì che voglio parlare e mi sento anche parecchio nostalgica oggi, assicuro che gli ormoni non c’entrano.
Il passaggio all’età adulta comporta una certa dose di ristagnamento in frustrazioni e indecisioni, diciamo che non avevo concluso un granché, ecco. Una sera x di scazzo, incontro un mio conoscente, mi parla di questo corso, mi consiglia di approfondire e così faccio. Scambio qualche mail con la dolce Francesca Lenti (tutor del corso) e decido: ciao ciao Firenze, vado nella capitale a cercare, più che fortuna, serietà.
Arrivo a Roma il giorno stesso in cui iniziano le lezioni, entro con mastodontiche certezze: mi concentrerò solo sul corso, non voglio amici, già ne ho, passo qui quattro mesi e poi via pronti per altre scorribande altrove, a dirla tutta credevo che la storia dello stage fosse solo una sequenza di tante belle parole.
Le cose però sono andate diversamente e chi può negarlo?
Il corso ha due elementi che tuttora ritengo impagabili: l’atmosfera e la sincerità.
Si torna davvero a scuola: orari, ricreazione, compiti a casa, scadenza da rispettare, compagni di banco, il più bravo della classe, la più figa…E lo sappiamo tutti che non sono stereotipi da teen drama.
Però c’è qualcosa di diverso, che ne so, se ci penso mi viene in mente quella sensazione tronfio-liberatoria che si prova fumando la prima sigaretta alla luce del sole, senza più nascondersi. Si può fare esperienza pratica di cosa voglia dire essere dell’editoria non solo simulando il lavoro in questione, ma stando a stretto contatto con i protagonisti della scena. Prima di tutto le lezioni pulsano in una casa editrice e questo mi sembra già grasso che cola, chi c’era mai entrato prima in una redazione. Poi da lì è stato tutto un turbillion.
Da un anno lavoro come addetta stampa alla casa editrice Voland. Il corso prevedeva una serie di visite in altre realtà editoriali, una di queste era appunto da Voland. Sono stata folgorata da madame Di Sora, mi è subito sembrata l’immagine che più si confaceva al mio modo di poter lavorare in questa dimensione, be’ poi credo sia inimitabile la sua verve entusiasta di comunicarlo. Subito dopo la visita ricordo che ero sicura di voler fare lo stage con lei.
La Francesca si è impegnata molto nel seguirmi, senza illudermi, sempre con i piedi per terra. Per questa ragione ho parlato di sincerità: durante il corso ci hanno sempre parlato chiaro esponendo tutte le difficoltà del caso, senza promettere più di quel che si era detto dal principio.
Sono stata seguita, ho ottenuto lo stage e poi sono diventata davvero una di Voland, parte di una splendida formazione. Questo anno per me è stata una stagione di fede assoluta che mi ha talmente tanto stordita, per gioia, che faccio fatica a metterla nero su bianco. Al cardiopalma, insomma, con veri picchi causa Premio Strega. La mia prima volta da addetta stampa è coincisa con la prima esperienza di lavoro, tanto per metterci più enfasi.
Quelle mastodontiche certezze di cui sopra sono tutte capitolate, soprattutto la nota cinica sull’amicizia.
Ovviamente della serietà non vi è tuttora traccia, ho solo cercato di renderla fruttuosa concependo uno spazio tutto per me nell’editoria. Ecco a cosa serve il corso in questione.
Mi sa che sembra uno spot del Ministero della Salute, vero? Potevo fare molto peggio, ne poteva venir fuori una campagna pubblicitaria per assorbenti (oggi sono fissata).