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IL CIRCOLO DEI CORSISTI ANONIMI #5 • CHIARA GUALANDRINI

Per la serie #CorsistiAnonimi si raccontano: Chiara Gualandrini, ex allieva del master Il Lavoro Editoriale, ci racconta la sua esperienza.

La seconda fila il primo giorno di Scuola

Il primo giorno di scuola ho sempre scelto una sedia in seconda fila, possibilmente all’esterno, nascosta dietro a un ragazzo, meglio se alto. La seconda fila dà sicurezza, dimostra attenzione e interesse senza dare l’impressione di essere secchioni o ruffiani – e non è da cazzoni come l’ultima. Il posto esterno è la via di fuga dalle classiche domande dei primi istanti, quelle tanto per fare conoscenza – Come ti chiami?, quanti anni hai?, di dove sei? cosa hai studiato? – e ti permette di parlare con un massimo tre persone, una zona sicura per chi come me odia raccontarsi e se è nervoso balbetta.
Il 28 febbraio 2016 è stato il mio ultimo primo giorno di Scuola e anche in quell’occasione ho scelto una sedia in seconda fila, dietro un ragazzo alto.
Faccio l’ufficio stampa, i miei genitori hanno una casa editrice, ho fatto uno stage a Londra, scrivo recensioni di film, ho curato una rivista, ho vissuto in Spagna e in America, sono un ingegnere gestionale laureato al Politecnico di Milano… poi è il mio turno, mi agito, voglio andarmene, penso di aver sbagliato tutto e che non avrei mai dovuto fare questa pazzia, la voce mi diventa acuta in modo irritante, non ho più la sensibilità del mio corpo e non ho la più pallida idea di quello che dico.

Questo è stato il mio primo giorno a via della Polveriera, mi fa sorridere e allo stesso tempo mi mette ansia trovarmi a fare un bilancio di questa esperienza, il mio percorso si è concluso da talmente poco – e per certi versi non è ancora terminato – che trovo difficile guardare con distacco tutto quello che è accaduto e cambiato nell’ultimo anno.
Non sono una di quelle persone che hanno sempre saputo chi o cosa volevano diventare, mi hanno cresciuto insegnandomi la concretezza, che nella vita bisogna sempre provarci ma con i piedi per terra, avere un piano B, essere disposti a lavorare sodo e scendere a compromessi con i propri sogni. Dopo una breve e disastrosa esperienza nell’ufficio commerciale di un’azienda mi sono trovata necessariamente a ripensare il mio futuro, a cosa volevo davvero per me, senza ascoltare nessun altro.
Ho scoperto per puro caso la Scuola del libro, ho fatto un colloquio e istintivamente ho deciso di lasciare la provincia bolognese per trasferirmi a Roma e frequentare Il lavoro editoriale. Avevo una sensazione positiva, come se fossero la decisione e il momento giusto, un’occasione che non sarebbe più tornata.
Sono stati quattro mesi intensi e impegnativi sia dal punto di vista dell’impegno richiesto in aula sia dal punto di vista emotivo; ho dovuto imparare a convivere con il mio perfezionismo ma alla fine ho capito che ci sarà sempre qualcuno che ha letto di più, studiato di più, che ha fatto di più, ma bisogna sfruttare questa sensazione di costante inadeguatezza in maniera produttiva, cercando di assorbire gli stimoli e colmare le proprie lacune. Bisogna fare pace con sé stessi e le proprie frustrazioni.

Il master mi ha insegnato questo ma soprattutto mi ha fornito le basi che mi hanno permesso di svolgere uno stage di sei mesi in una redazione, quella di SUR, dove ho continuato a imparare. Ho imparato che è fondamentale essere sempre aggiornati, a vedere il libro (e il lavoro) in modo scrupoloso, ad avere un determinato sguardo, mettendomi alla prova in ogni momento.
Ora che lo stage è finito mi è stata offerta la possibilità di continuare a collaborare per qualche altro mese con la casa editrice e nonostante la strada sia ancora lunga e ci siano moltissime competenze da approfondire, sono contenta di aver finalmente capito cosa voglio diventare, anche se rimarrò sempre quella che sceglie la seconda fila, dietro il ragazzo alto.

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