Ragionando di narrazioni è possibile che nel discorso ricorra un termine – sguardo – col quale intendiamo segnalare che raccontare una storia non è soltanto dare forma a un che cosa – a una trama semplice o articolata, ad alcuni personaggi, descrizioni, dialoghi e così via – ma anche, di fatto soprattutto, a un come: a un modo peculiare di far esistere le cose. A un modo di guardarle.
Ogni narrazione è dunque il risultato del legame che si stabilisce tra il nostro sguardo e il mondo: è il nostro sguardo che reinventa il mondo. Ma ogni sguardo fa – potremmo dire – storia a sé. Ogni sguardo, cioè, è l’esito di quello che ci è successo, dell’avventura del nostro corpo e del nostro pensiero, dei nostri giudizi, dei pregiudizi, dei limiti e delle risorse: di ciò che vediamo (o riteniamo di vedere) benissimo e di ciò che invece pur essendo sempre davanti a noi non riusciamo neppure a intravedere. Il nostro sguardo è cioè composto tanto da zone libere quanto – e qui riprendiamo il Discorso della montagna – di travi.
Se nei Vangeli Cristo chiarisce che prima di preoccuparsi della pagliuzza che disturba lo sguardo del fratello è necessario accorgersi della trave nel proprio occhio, intendendo dunque la trave come l’ostacolo che impedisce di vedere le cose, nel nostro caso, permettendoci un capovolgimento di prospettiva, ci serve invece considerare la trave come la lente attraverso cui guardiamo il mondo: quel grumo di nevrosi, di limiti, di inaspettate qualità e di indiscutibili incapacità tramite cui ci leghiamo alle cose intorno a noi e dentro di noi. Quella trave che secondo il precetto evangelico andrebbe eliminata così da rendere lo sguardo terso, ragionando in una chiave letteraria va nutrita, l’ostacolo va preservato e raffinato, va considerato come qualcosa di cui fidarsi, e da sfidare (solo all’apparenza questi due termini sono in contrasto: in letteratura, di nuovo, fidarsi – del proprio sguardo, del linguaggio – vuol dire sfidarlo).
Questa lezione è un tentativo di riflettere sulle peculiarità dei nostri sguardi, sugli ostacoli che, condizionandoli, li rendono unici, ed è dunque, in sostanza, un vero e proprio elogio della trave.
Quindi, per riepilogare:
Cosa: | Elogio della trave (il legame fra il nostro sguardo e il mondo) |
Quando: | 2022 |
Dove: | online |
Quanto: | 50 euro |
Con chi: | Giorgio Vasta |