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«Iniziare un libro (e finirne uno iniziato)»: considerazioni di un corsista #2

Simone Carati, autore di questo pezzo, frequenta la terza edizione del corso «Iniziare un libro (e finirne uno iniziato)», curato da Vanni Santoni.

IL CORPO A CORPO CON I TESTI. RIFLESSIONI SUL CORSO 

Leggere e scrivere, scrivere e leggere. Aprire i polmoni e dedicarsi quotidianamente all’arte della scrittura, alimentare di continuo la propria passione. Sono questi gli insegnamenti fondamentali che mi porto dietro dal corso di scrittura narrativa tenuto da Vanni Santoni, le condizioni necessarie senza le quali le aspirazioni rischiano di implodere, facendo rimanere i nostri romanzi nella penna.

Sono laureato in lettere e sono sempre stato affascinato dalle dichiarazioni degli scrittori che raccontano le proprie storie di lettura, prima che di scrittura, nutrendosi del linguaggio dei classici, esplorando i mondi tracciati dai mostri sacri della letteratura, inebriandosi di capolavori. «La lettura è l’anima di ogni insegnamento linguistico, è un corpo a corpo con il testo», ha affermato uno dei migliori insegnanti che abbia avuto la fortuna di conoscere, Fabrizio Frasnedi. Per questo, valicando l’Appennino tra l’Emilia e la Toscana, nello scompartimento del treno Bologna Firenze, il primo lunedì del corso, mi chiedevo con curiosità quali fossero le letture di cui si ciba l’aspirante scrittore. La prima lezione è stata folgorante, di per sé già un viaggio nel mondo sconfinato della narrativa: Proust, Joyce, Faulkner, i romanzi massimalisti del secondo Novecento e del XXI secolo, e ancora i racconti di Hemingway, Čechov, Virginia Woolf, tanto per citarne alcuni, passando per capolavori inesauribili come il Don Chisciotte. Una sorta di dieta al contrario, insomma, fatta di notevole quantità, oltre che di estrema qualità. Era ciò che intimamente speravo, vedere comparire nell’elenco uno dopo l’altro i testi con cui chi ama la letteratura non può non confrontarsi mi ha dato la consapevolezza che il corso è un’ottima bussola per orientarsi in un mondo potente, dotato di un respiro lunghissimo che supera di gran lunga la nostra limitatezza.

Ma la passione di per sé non può nulla, se non ci si impegna a darle una forma. L’idea di scrittura che ci trasmette Vanni durante le lezioni è quella di un’opera molto simile all’artigianato, fatta di pazienza, metodo e grande impegno, ma anche di innegabile piacere. Idea in cui peraltro mi ero già imbattuto leggendo i saggi di Robert Louis Stevenson, uno scrittore che adoro e su cui ho avuto la fortuna di scrivere la tesi di laurea.

All’università ho avuto occasione di seguire un laboratorio di scrittura collettiva curato da Wu Ming 2, al quale ho chiesto consiglio per muovermi nel mondo della narrativa. È stato lui a segnalarmi la Scuola del libro e il corso tenuto da Vanni, definendolo «davvero bravo, soprattutto a spronare e motivare alla scrittura, con i giusti consigli». Mi sento di sottoscrivere in pieno le sue parole. Il corso è un viaggio appassionante nel solco tracciato dai grandi maestri; qualunque sia il nostro futuro di scrittori, qui si respira aria buona.

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