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Per me la letteratura per ragazzi e ragazze è libertà. Lisa Riccardi si racconta

intervista lisa riccardi

Ha esordito con Lettera di un (quasi) fratello a una (quasi) sorella, edizioni MIMebù

Quale corso hai frequentato alla Scuola del libro e in cosa ti è stato utile?

Ho frequentato il corso Scrivere per l’infanzia tenuto da Carola Susani e Nadia Terranova. Le prime lezioni le abbiamo fatte in presenza poi è scoppiato il covid e per mesi ci siamo “viste” on line. Successivamente con alcune ragazze abbiamo partecipato a un altro corso dove Nadia ha seguito più da vicino i nostri lavori e dove abbiamo provato a scrivere un romanzo a otto mani! Durante il corso “Scrivere per l’infanzia” ho portato tre albi e due idee di romanzo. I tre albi hanno trovato tutti e tre una casa, ai romanzi ci sto ancora lavorando! La ricchezza che ho trovato è tuttora qualcosa di molto prezioso per me: mi capita spesso di sentire Nadia o Carola per avere dei consigli e le mie compagne Ilaria, Maria e Carla sono le prime lettrici ogni volta che scrivo qualcosa. Con Ilaria Gradassi ho firmato un contratto con Tunué per una graphic novel che dovrebbe vedere la luce nel 2024, senza dubbio uno dei progetti più belli a cui io abbia mai lavorato.

Che cosa ti affascina della letteratura per l’infanzia?

Posso rispondere: “tutto”?

Io vengo dalla scrittura per il cinema dove purtroppo non c’è assolutamente mercato e dopo aver ricevuto per anni tanti no e tante porte in faccia, ho trovato un luogo dove non solo c’era posto per le mie storie, ma mi sono sentita dire “finora tu e le tue idee dove eravate?”. Dopo un po’ ho iniziato a pensarlo pure io, in questo mi ha aiutata molto Carola che fin dal primo giorno ci ha detto voi siete qui e non dovete avere paura di raccontare, di osare, di mettere le mani avanti, di dire non sono capace.

Per me la letteratura per ragazzi è libertà. Nonostante questa roba assurda chiamata cancel culture dove sembra un’eterna gara ad appiattire tutto e a non avere più coraggio. Ma i ragazzi non li freghi, ed è una nostra responsabilità continuare a scrivere di libertà usando le parole giuste: non possiamo farci spaventare da termini come grasso, brutto, pazzo, nano!

Come suggeriva Bruno Schulz, gli adulti devono tornare a “maturare verso l’infanzia”. Condividi questo pensiero?

Lo condivido e so che in qualche modo non sono mai “maturata verso il mondo adulto”. Mi sento fortunata, spero di rimanere da questa parte del fiume ancora per un bel po’, continuare a sporcarmi le mani di terra, fiondarmi su un pallone al parco per fare gol dentro porte improvvisate, inventare storie a mio figlio dove dinosauri e draghi possono prendere il the e poi costruire mongolfiere per girare il mondo.

Credi che uno scrittore o una scrittrice di narrativa per l’infanzia o per l’adolescenza abbia una maggiore responsabilità nei confronti di chi legge? Per esempio, quale messaggio vuoi che venga recepito del tuo libro?

Sicuramente chi scrive per ragazzi ha una maggiore responsabilità non solo per quello che scrive, ma anche perché da parte loro c’è una maggiore attenzione: verso quello che leggono, verso quello che diciamo durante le presentazioni dei libri, verso il mondo intero. Sederci con loro alla stessa altezza, prenderli sul serio, è il minimo che possiamo fare.

Nei miei libri non credo ci sia mai un messaggio ben preciso, o almeno non è deciso a tavolino prima di iniziare a scrivere. Non ne sarei capace e so che risulterei finta a libro concluso. Sicuramente nelle mie storie ci sono dei personaggi, delle tipologie ricorrenti. Adoro dare voce a tutti quelli che sono considerati storti, perdenti, in qualche modo mancanti. Che poi non è detto che debbano sempre uscire vincitori, però sicuramente, arrivati all’ultima pagina saranno cresciuti, ognuno a modo loro.

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