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Salani: una storia di storie

Mariagrazia Mazzitelli, direttore editoriale di Salani, è intervenuta qualche giorno fa alle Giornate della Traduzione letteraria. La traduttrice Agata Sapienza (che ringraziamo) ci racconta come è andata.

Salani: una storia di storie

di Agata Sapienza

Le Giornate della Traduzione letteraria sono, tra le altre cose, un modo per mettere in pausa la famosa e consueta solitudine dei traduttori, il famoso e consueto caos degli editori e il normale corso della vita non solo dei coinvolti ma anche dell’intera città ospitante, di quegli edifici in attesa di compagnia.

Normalmente i traduttori si confrontano con lo schermo dei loro computer, gli editori e i collaboratori con una redazione fatta spesso di poche persone, le aule con un silenzio e un’atmosfera gelida che le rende dei non-luoghi sospesi nel tempo. E poi, per tre giorni tutto cambia e si riscopre il piacere dell’incontro, senza intermediari di sorta.

In una di quelle notti, mentre l’Italia era in coda in libreria in attesa dell’ultimo Harry Potter, Mariagrazia Mazzitelli, direttore editoriale di Salani, accompagnava l’apparizione del suo figlio più famoso dalla sua camera in una magica Urbino. E avrebbe fatto tardi a un appuntamento il giorno dopo, perché gli incantesimi di Harry non possono rimediare proprio a tutto e una notte di festa è pur sempre una notte di festa, anche a distanza.

E mentre i fan di una delle case editrici più antiche d’Italia dormivano ancora sfiniti e soddisfatti, lei stava già parlando a una platea di traduttori. Lavagna e gessetto, e subito a redigere un canovaccio fatto di domande e curiosità da sviluppare in un discorso complesso quanto sincero e aperto.

Salani, che rappresenta in qualche modo l’Italia, essendo nata proprio nel 1862, ha una storia particolare, che oggi ci lascia di stucco. Racconta, la Mazzitelli, che anticamente la casa editrice acquistava libri dall’estero e anziché tradurli, li copiava. Un termine forte, diremmo, eppure è proprio così. Le storie inglesi passavano sotto le mani della redazione e diventavano le storie italiane, illustrate da italiani e per i lettori italiani.

E questo strascico continua fino ai nostri giorni. Giusto per fare un esempio, nella collana Le Brutte storie il punto di vista straniero che riguardava questioni prettamente italiane è stato modificato in fase di traduzione e spostato verso casa nostra, offrendo ai piccoli e grandi lettori prodotti di qualità e massima cura.

Anni di storie e di cataloghi, di libri, di autori e di scommesse. Di fortuna anche. Salani è una squadra, una famiglia di persone appassionate che lavorano, e non lo diciamo per compiacerli ma perché queste sono state le parole della sua rappresentante.

E un traduttore salanico, aggettivo che scherzosamente caratterizza tutto quello che ha a che fare con la loro realtà, un traduttore quindi, quali caratteristiche deve avere? Affidabilità, la prima risposta. Qualità, la seconda. Attenzione, la terza. E come ci si diventa? Per vie traverse, ammette con molta schiettezza.

Salani è composta da pochi e da molti al contempo. La redazione attinge a una serie di collaboratori esterni. Noi traduttori, appartenenti ancora alla schiera dei comuni mortali, potremmo provare a stringere dei rapporti con la casa editrice diventando dei lettori.

Messa così sembra un’immagine poetica, diventare lettori prima che traduttori, ma non lo è. Bisogna sporcarsi le mani, dimostrare di possedere le tre caratteristiche fondamentali per la casa editrice: affidabilità, qualità, attenzione. Noi aggiungiamo solo tenacia, pazienza, determinazione, anche se potremmo continuare per molto.

Salani, da parte sua, suggerisce ai traduttori di aprirsi, mettersi in discussione, uscire dal loro nascondiglio di parole per entrare nel mondo del lavoro di squadra. Noi traduttori sappiamo, a questo proposito, quanto può essere stimolante il lavoro di gruppo e anche quanto può essere invece necessario quello individuale, dobbiamo solo abituarci, come dice lei, alle situazioni che cambiano, alle abitudini dei nostri colleghi di lavoro, perché così in fondo possiamo chiamarli, i membri di una catena di montaggio fatta di idee, condivisione, rapporti umani, a differenza di quanto il pubblico di lettori può immaginare.

Il titolo del seminario di Mariagrazia Mazzitelli è Chi è e cosa fa un direttore editoriale in un mercato che cambia e dopo svariati racconti e presentazioni finalmente parla anche del suo ruolo. La scrivania del direttore editoriale è come una cabina di pilotaggio, racconta, da lì passano idee e materiali. Alcuni muoiono prima di nascere, altri si trasformano in progetti e poi persino in libri veri. Il direttore editoriale è un mediatore. Devono convivere in questa figura diversi punti di vista: quello del lettore, con le sue richieste e i suoi gusti; quello dell’autore, convinto che a lui tutto è concesso; quello del traduttore, il dio-eremita trasformatore di parole; quello dell’editore stesso, che si aspetta dalla sua macchina organizzativa sempre il meglio; infine quello del mercato, che ignora del tutto gli elementi precedenti.

Il direttore editoriale prende delle decisioni importanti, ma in questo non è mai solo. La Mazzitelli ci parla con un’eleganza e un distacco che la fanno immaginare in cima a una montagna di libri con l’indice puntato e lo sguardo fiero, ma ripete più volte, e scende a valle tra noi, che Salani è una famiglia e pur avendo l’ultima parola sulle decisioni si consulta sempre con tutti i suoi preziosi collaboratori.

Quando giunge la fatidica domanda su come Salani è riuscita ad accaparrarsi il caso Harry Potter, arriva un’altra ondata di sincerità. Fortuna, dice. Non crede al fiuto editoriale di cui molti si vantano tanto. Crede alla fortuna, al rischio e alle scommesse che è disposto a fare un editore. Grazie a tutto questo hanno acquisito i diritti del primo volume della saga e grazie invece agli ottimi rapporti istaurati con l’agente della Rowling e la casa editrice inglese, sono riusciti a sfornare l’ottavo volume mantenendo lo stesso volto e la stessa qualità.

Ed è proprio la qualità del testo, e quindi della traduzione, una delle maggiori preoccupazioni di Salani, che per questo motivo ritraduce i primi volumi di Hogwarts, confezionandone una versione definitiva, firmata da uno ma realizzata da molti, come ci tiene a precisare la Mazzitelli.

Del resto tradurre letteratura per ragazzi non è un compito semplice. Qual è la differenza rispetto alla narrativa per adulti? Ci vuole una sensibilità diversa, ci dice, uno sguardo più aperto sul mondo. La capacità di aggiungere un altro punto di vista a quelli citati prima.

Il catalogo Salani, che accoglie i gusti di adulti e ragazzi, ha questa qualità e molte altre. Una fortezza inespugnabile da noi piccoli traduttori aspiranti-esordienti? A prima vista sì. Ma non si sa mai, magari con i giusti mezzi qualcuno riuscirà pure a ritagliarsi un piccolo posto all’interno di questa grande storia di storie.

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