Ultimi giorni di master, e la classe della decima edizione del «Lavoro editoriale» si congeda consigliandovi un libro da leggere sotto l’ombrellone (mentre loro, invece, si eserciteranno a fare le bozze).
Parola agli studenti!
Francesca Di Stasi consiglia L’amore all’inizio di Judith Hermann (L’orma editore): «Non fatevi ingannare dal titolo, non è soltanto una storia d’amore. È piuttosto la storia di un’ossessione».
Viviana Gaudino consiglia Tutto quello che non ricordo di Jonas Hassen Khemiri (Iperborea): «L’ incontro con questo romanzo è stato per me folgorante. Ve lo consiglio vivamente; piangerete, riderete, vi emozionerete. Un libro che sconvolge nel profondo».
Silvia Seminara consiglia Trilobiti di Breece D’J Pancake (minimum fax): «Dodici racconti che sembrano arrivare da lontano, ruvidi e polverosi come le fattorie e le miniere della West Virginia, salvo poi scoprirli incredibilmente vicini. Pancake ha una penna asciutta e precisa che faceva pensare a un nuovo Hemingway. Magari lo sarebbe diventato, se a ventisei anni non avesse invece deciso di puntarsi contro una pistola. Questi racconti sono tutto ciò che di suo ci resta e nel leggerli, nel sentirne tutta la vitalità e la malinconia, è impossibile non cercarci dentro delle risposte. Non si trovano, ed è giusto così».
Fabio Forgione consiglia Italiani, brava gente? di Angelo Del Boca, (BEAT): «Non è una spensierata lettura da ombrellone, però credo che in un certo senso si addica a questo momento storico in cui frasi come “Gli italiani non sono razzisti, ma…”, e altre di questo tenore, ci accompagnano quotidianamente».
Marianna Pula consiglia Figlie di Brooklyn di Jacqueline Woodson (Clichy): «È un libro da leggere tutto d’un fiato. Che ti lascia l’amaro in bocca. Che ti fa pensare a tutti gli errori che hai fatto. A quanto sia dura crescere. E a tutte quelle volte che non hai perdonato, perdendo una parte del tuo cuore».
Martina Ricciardi consiglia Un posto piccolo, di Jamaica Kincaid (Adelphi): «Perché è l’unico libro che vorrei leggere se dovessi andare in vacanza ai Caraibi, magari proprio ad Antigua, dove la Kincaid è nata»
Costanza Raspa consiglia Una cosa divertente che non farò mai più di David Foster Wallace (minimum fax): «Quando l’ho letto, anch’io d’estate, ho pensato: “Questo è un genio!”».
Enza Sirtori consiglia Un anno di scuola di Giani Stuparich (Quodlibet): «l libro mi ha accompagnato negli anni di liceo, parla di adolescenza, di amore, di tristezza, di forza in una narrazione delicata. La protagonista è una giovane ragazza, la prima che oserà iscriversi in un liceo classico prima riservato solo ai maschi; il suo sfortunato amore sarà Antero (impossibile non innamorarsene), due solitudini che si uniscono».
Matteo Bianco consiglia Come organizzare una crociata di Christopher Tyerman (UTET): «Racconta la gigantesca macchina organizzativa delle crociate con molta ironia arricchendolo di aneddoti e curiosità. In più, da piccolo, ho passato diverse estati in compagnia delle collane “Le brutte storie” e “Le brutte scienze” di Salani, perciò trovare la loro versione adulta mi ha subito conquistato».
Elena Zuccaccia consiglia Melanconia della resistenza di László Krasznahorkai (Bompiani): «Come un film di Béla Tarr, non è estivo ma per tutte le stagioni e per sempre. Una balena gigantesca diventa simbolo di speranza e resistenza agli eventi catastrofici dalle cause oscure che affliggono un villaggio ungherese. Surreale e apocalittico, come piace a me. Per gli ossessionati: meraviglioso uso della punteggiatura».
Luca Spinelli consiglia Lo stadio di Wimbledon di Daniele del Giudice (Einaudi): «Un’utopia malinconica alla ricerca di Bobi Bazlen, lo scrittore che poteva, ma non ha scritto. Un elogio della lentezza, un consapevole straniamento, un viaggio al limite dei propri sogni. Un libro pieno di riverberi, uno stile ipnotico, ammaliante, come il dondolío dei treni in viaggio verso Trieste»
Lorenzo Masetti consiglia Albero di carne di Stephen Graham Jones (Racconti edizioni): «Per non farsi cogliere in mutande dal sovrannaturale. Un racconto dell’orrore scritto bene può essere un utile avvertimento»
Sara Sablone consiglia I re di Julio Cortázar (Einaudi): «Racconta il mito del Minotauro in una versione completamente opposta a quella classica: il filo che Arianna affida al presuntuoso Teseo non serve a guidarlo verso l’uscita, è invece un messaggio d’amore per il fratello prigioniero. L’unico mezzo per uccidere i mostri è accettarli, dice il Minotauro, che per Cortázar è “il poeta, la creatura duplice, capace di accedere a una realtà differente e più ricca della realtà abituale, di contro alla volontà normalizzatrice repressiva di Minosse o Teseo” che incarnano l’orrore per il differente, per ciò che non è immediato e possibile e sanzionato, chiaro e manifesto. Mi piace perché in poche pagine Cortázar racconta il “conflitto fra la razionalità e la regolarità del quotidiano e l’irruzione dell’inconcepibile, del non riducibile a norme interpretative. […] Cnosso diventa la mappa di tutte le città, e il Minotauro indossa il volto di tutti gli uomini”. Molto attuale. La mia copia è totalmente sottolineata. L’ho letto lo scorso 15 dicembre (inverno) a Barcellona (estate)».
Marta Vesco consiglia Appunti per un naufragio di Davide Enia (Sellerio): «Perché racconta la storia mentre sta accadendo, senza sconti e senza retorica ma con la poesia di cui è capace quel grande narratore che è Enia. Non fiction che scorre come un romanzo, è importante, è bello. Vi suggerisco a proposito l’adattamento teatrale che lui farà a ottobre a Roma al Teatro India, io ne ho vista un’anteprima all’Angelo Mai qualche tempo fa, potentissimo. (Se vi va, anche “Italia- Brasile 3 a 2”, tutt’altro tema, molto divertente, ma stesso stile, che si trova su YouTube. Anche questo pubblicato da Sellerio nel 2010)».
Marianna Jensen consiglia Isola di Siri Ranva Hjelm Jacobsen (Iperborea): «Che sto leggendo e mi sta piacendo moltissimo; e poi consiglio anche La ricerca della felicità di Jiddu Krishnamurti (Mondadori) che mi ha cambiato la visione del mondo: in tedesco si dice in un’unica parola che amo tanto: Weltanschauung».
Clarissa Fidotti consiglia Le nuvole di Juan José Saer (La Nuova frontiera): «Perché? Lo spiega Le Monde: “Saer sembra aver letto tutte le letterature, ascoltato tutte le musiche, dibattuto con tutti i filosofi”. Con la scrittura magistrale dei sud americani, Saer diverte, ironizzando sulla vita: è l’incredibile avventura di 5 malati mentali e del loro medico che viaggiano attraverso l’Argentina».
Laura Nunziati consiglia Fair Play di Tove Jansson (Iperborea): «L’ho scelto perché è un libro che ci mostra quanto sia facile creare un “noi” senza ingerenze, senza barriere. Un libro semplice e allo stesso tempo complesso, un libro sul dare e il ricevere. Lo consiglio perché è un libro che sento molto mio».
Tiziana Nonni consiglia Portugal di Cyril Pedrosa (BAO): «Forse il primo vero graphic novel della mia vita, sicuramente il primo che mi ha fatta innamorare e ha spalancato le porte di quel mondo incantato che è per me il fumetto».
Andrea Russo consiglia Una vita come tante di Hanya Yanagihara (Sellerio): «Sono rare le volte in cui cominci un libro e dopo venti pagine ti rendi conto di essere di fronte a qualcosa di importante. E allora cominci a piangere. Di gioia».
Martina Germani Riccardi consiglia Ordine e Mutilazione di Elena Zuccaccia (Pietre Vive Editore): «Se vi state chiedendo Chi fa poesia oggi in Italia?, Elena Zuccaccia è una risposta».
Silvia Ferretti consiglia Big Fish, di Daniel Wallace (Il Saggiatore): «Ricordo che, leggendolo, sono stata catapultata in una dimensione parallela, vicina, che oscilla tra il mitologico e il surreale, ed estremamente piacevole. Ha una storia che è mille storie; ma c’è anche un rapporto padre-figlio che commuove, senza essere triste».