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Minigonne, chador e tovagliette sotto al piatto

Quel tipo di donna

Questo libro è carta e profumo di aringhe arrostite. È lʼorigano pulito al sole insieme alle donne turche, perché seppur lontane e diverse siamo una comunità

a cura di Mariangela Compasso, allieva del master Il lavoro editoriale, 2021

“Stringiti alla comunità delle donne, perché quando sarai vecchia saranno loro che ti salveranno: non i maschi.”    

È con questa citazione in esergo attribuita a una conversazione privata di Luisa Muraro che comincia Quel tipo di donna, lʼultimo romanzo di Valeria Parrella, pubblicato da HarperCollins nel 2020. Ma attenzione, non è un libro contro gli uomini, anzi qui gli uomini ne escono piuttosto bene. È un romanzo che parla di donne, e quindi di tante cose. È la storia di unʼamicizia e di un viaggio. Di tanti viaggi.  

Quattro amiche quarantenni napoletane – no, non ha nulla a che fare con Sex and the City – Dolores, Camilla, Carola e la voce narrante di cui non è rivelato il nome, decidono di partire in agosto per la Turchia, dopo la morte di Saciko, la figlia diciottenne di Dolores. Cʼè di mezzo anche lʼastrologia, perché le quattro amiche sono due capricorno e due gemelli. E noi donne ci giriamo intorno, ma poi finiamo sempre là, a credere solo nelle stelle e a mangiare troppe caramelle. “Noi abbiamo salvato le gemelli dai casini, loro ci hanno salvato dalla noia. Tra amiche si fa così.”, chiosa la protagonista.

Dicevamo, Quel tipo di donna è la storia di un viaggio. Un viaggio che inizia a Istanbul, o forse prima, passando per i camini delle fate e le mongolfiere di Göreme, e finisce ad Antalya, o forse no. Durante il Ramadan. Senza prenotare alberghi, dormire dove capita. “Dʼuna città non godi le sette o le settantasette meraviglie, ma la risposta che dà alla tua domanda”, sosteneva Italo Calvino, e in questo viaggio le nostre amiche troveranno la rinascita. Nove capitoli che in poco più di 100 pagine (112 per lʼesattezza) ci rivelano lʼincontro con lʼaltro,dove lʼaltro è una ragazza sotto la Torre di Galata che bacia un ragazzo, è un bambino che gioca sulla pietra calda, è uno skipper di un piccolo villaggio sul mare con il quale Dolores contratta un giro in barca a vela. È una moschea. Questo libro è carta e profumo di aringhe arrostite. È lʼorigano pulito al sole insieme alle donne turche, perché seppur lontane e diverse siamo una comunità, una comunità fatta di “minigonne e chador”. Ma lʼaltro è anche il nostro viso, sono le nostre mani, è il nostro corpo. È quello che diventiamo nel tempo e con gli incontri, perché siamo frutto di cambiamenti e mescolanze. È un poʼ il discorso dei nuovi occhi di Marcel Proust. Si parla di donne, in questo romanzo, di quel tipo di donne, quelle che non hanno tempo per la tovaglietta sotto il piatto, perché sono impegnate a prendersi il mondo.

E così Carola narra di sua madre Gabriella nata nel 1943 e laureata in matematica, che comincia a girare il Sud Italia per fare le prime supplenze, e si ritrova a fare lʼinsegnante in un istituto magistrale di un paesino in cui le ragazze non hanno mai visto il mare. Decide un giorno di portarle a Taormina. Insegna a quelle ragazze a truccarsi e a farsi la ceretta, e qualcuna di loro riesce a opporsi pure al padre dicendogli che le pentole per il corredo non le interessano. Cʼè la storia di Humanitatis Elettra (la nonna della protagonista) chiamata Elettra, figlia non battezzata di un professore anarchico, la quale prima fa la fuitina (la fuga amorosa) con un ragazzo e dopo tre figli con lui si separa, in un periodo in cui non esisteva il divorzio, conosce poi un altro uomo e fa unʼaltra figlia (la madre della protagonista).

Ah, cʼè anche un certo Massimo, perché non poteva mancare quella cosa friccicarella che sappiamo noi.Ma non dico altro. Quel tipo di donna racconta di dolore e preghiera, di Upim e rossetti, di Cappadocia e tartarughe. Della solitudine preziosa. Lo fa con una scrittura asciutta, essenziale, profonda. È uno stile sobrio, quello di Valeria Parrella, elegante e letterario, in cui la parola è esplorazione e catarsi. È libertà. La stessa libertà delle nostre nonne, delle nostre madri, che hanno scelto, non si sono fermate, non si sono arrese, sono state coraggiose, “perché la libertà delle proprie scelte è un concerto di Carla Bley al Blue Note, mentre fuori la notte di Manhattan.”

Casa editrice:HarperCollins Italia

Anno di pubblicazione: 2020

Pagine:112 * Brossura

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