Autrice dei libri Missione Democrazia e Missione Parità (Garzanti)
Quale corso hai frequentato alla Scuola del libro e in cosa ti è stato utile?
Dire che il corso «Scrivere per l’infanzia» è stato utile sarebbe diminuirne l’importanza. Direi che per me è stato un punto di svolta. Scrivevo da un po’, ma in maniera poco focalizzata e con una sfiducia di fondo in quello che facevo. Non sono stati solo i contenuti del corso, che sono tanti e spaziano dai miti alle forme di narrazione più innovative, ma anche quello che umanamente il corso ha fatto scattare, grazie a Carola Susani e Nadia Terranova e al loro costante incitamento. Non è scontato! Lo scrittore in veste di docente può (mi è capitato in un altro contesto) essere un freno invece che uno sprone, perché si pone come inarrivabile. Questo corso invece mi ha dato contenuti e una gran bella motivazione a non mollare! E poi ho incontrato Ilaria, Carla, Lisa, le altre del corso, che oggi sono ancora, a distanza, le prime lettrici di ogni mio racconto e progetto.
Che cosa ti affascina della letteratura per ragazzi?
Sono stata una grande lettrice da ragazza, ma per qualche motivo avevo predilezione per i testi adulti e per il non fiction: adoravo atlanti geografici, manuali e le enciclopedie “junior”. Oggi mi sono riscoperta totalmente affascinata dalle verità che i romanzi per ragazzi sanno raccontare, specie quando mettono a nudo la nostra società e noi adulti. Sempre divertendosi un sacco!
Come suggeriva Bruno Schulz, gli adulti devono tornare a “maturare verso l’infanzia”. Condividi questo pensiero?
Io lo sto facendo, ed è il motivo per cui amo scrivere per ragazzi, mi fa stare bene, è dove voglio rimanere.
Credi che uno scrittore o una scrittrice di narrativa per ragazzi abbia una maggiore responsabilità nei confronti di chi legge? Per esempio, quale messaggio vuoi che venga recepito dai tuoi libri?
I due libri che ho pubblicato, Missione Democrazia e Missione Parità sono romanzi con un dichiarato fine educativo, perché atterrano in maniera esplicita sui valori della nostra democrazia. Quindi non posso che rispondere a questa domanda in maniera affermativa, anche se il messaggio vale quanto il viaggio, che deve essere epico, sovversivo, memorabile! Se no che gusto c’è!