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Ho sempre fatto il tifo per le cause perse. Andrea Cappuccini si racconta

Ha esordito con “Grande nave che affonda”, edizioni Blu Atlantide.

La scrittura di solito parte da un’urgenza, un’inquietudine personale o un’incertezza che si vuole provare a superare. Per te quale è stata la spinta?

Non saprei dire bene, credo che all’inizio fosse un modo per trattenere delle cose che temevo di perdere: il più delle volte ciò che resta di un avvenimento, una vita o di qualsiasi cosa passa è una somma impietosa di fatti accertati. È una cosa scema e ingiusta. Sono sempre stato più interessato alle possibilità inespresse, agli sforzi spesso vani di tendere a un qualcosa e a tutte quelle traiettorie che la realtà poteva prendere quando ancora niente era fatto o detto. Insomma, ho sempre fatto il tifo per le cause perse. Normale che a un certo punto uno si ingegni per trovare non dico una rivalsa ma almeno un modo di rendere giustizia a queste cose. E poi scrivere è un po’ come provare a risolvere un mistero, non ci riesci, ma dopo ti sembra tutto un po’ più chiaro di prima.

Andrea Cappuccini

Quale corso hai frequentato alla Scuola del libro e in cosa ti è stato utile?

Ho frequentato il corso sul lavoro editoriale. Ricordo che il primo giorno, quando mi hanno chiesto perché lo facessi, ho detto che volevo vedere chi erano e come pensavano le persone che dall’altro lato della barricata rifiutavano i miei manoscritti. Ovviamente scherzavo, è vero che cercavo una cartina tornasole, ma per me era importante conoscere quale lavoro ci fosse dietro a un libro. Nel corso ho avuto modo di conoscere editor, scrittori, correttori di bozze, blogger, uffici stampa, agenti letterari… tutte figure professionali con idee molto solide – e spesso tra loro in disaccordo – su cos’è e come si fa un libro. Sono cresciuto molto grazie al corso e ho avuto modo di confrontarmi con persone che sono state e continuano ad essere molto importanti per me. Sono uscito dalla Scuola del libro con tanti strumenti utili per lavorare nel mondo dell’editoria. Io poi ho preferito scrivere e fare altro, ma è stata una mia scelta.

Quali sono gli scrittori o i libri che ti hanno ispirato e guidato?

Molti. Soprattutto all’inizio leggevo tantissimo e in modo assolutamente confusionario, ci ho messo un po’ a fare ordine. Hemingway, London, Bolaño, Plath, Garcia Marquez, Pavese, Némirowsky, Savinio, Pynchon, Del Giudice, Borges, Tabucchi e forse anche altri che ora non mi vengono in mente. Sono sicuro che se fosse possibile metterli tutti nella stessa stanza finirebbe in rissa nel giro di pochi minuti, ma io ho preso qualcosa da ognuno di loro.

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